lunedì 21 dicembre 2009

Conformismo e pubblica menzogna


Secondo round delle riflessioni sulla sincerità.
L'altra volta avevo concluso (e se non siete daccordo fate sentire la vostra voce) che tutti i rapporti umani sono basati in varia misura su esigenze di natura egoistica.

 Potremmo quindi affermare che l'intero insieme di valori e standard valutativi con cui siamo cresciuti e che generalmente chiamiamo "società" e "cultura" hanno senso in una stretta visione egoistica dell'essere umano.
Questo significa che per poter allestire quella rete di rapporti collaborativi cui tutti i giorni partecipiamo con gli altri dobbiamo necessariamente condividere gli stessi valori e più o meno la stessa visione del mondo. Il metro di giudizio deve essere univoco per poter giudicare coralmente il bene e il male.

Questo però, se da un lato è necessario per poter coordinare le nostre esistenze e i nostri lavori, si traduce anche in una schizzofrenia e in un senso di oppressione e repressione generalizzata che non ha eguali. Mi spiego meglio facendo alcuni esempi piuttosto comuni:

- Una persona studia duramente per i suoi primi 25-30 anni per poi essere assunta da una grande azienda e passare le giornate relegata dietro a un computer. A 40 anni si rende conto che quella non è la vita che vuole ma NON PUO' cambiare lavoro... Come potrebbe spiegare a sua moglie il gesto di  perdere il suo degno stipendio e una sicurezza per la famiglia per avventurarsi in nuovi lavori di cui magari non sa niente e che magari farebbe fatica a ottenere poichè ormai è troppo vecchio?

- Siamo al Natale, una bella festa non solo per chi è religioso, un periodo in cui "tutti si sentono più buoni"... ok, ma se a me il Natale fa schifo? diciamo che sono depresso, come posso partecipare a cenoni e megapranzi pieni di bambini? rischio il suicidio ma DEVO perchè questo è quello che si aspettano i miei parenti e i miei amici.

- Sempre sul Natale, visto che siamo in tema: e se io giudico il Natale in questo periodo di discussioni sull'ambiente e di crisi finanziarie solo un modo per acuire i problemi di sperpero energetico e per costringere la gente a sacrificarsi e spendere di più che scelte ho? Posso decidere di non fare l'albero con le lucine accese 24 ore al giorno? Posso non fare regali inutili a nessuno?

... avviciniamoci ai temi del blog...

- Bella serata tra amici... si beve e si scherza e a un certo punto viene deciso di andare a cazzeggiare in un night. Si va e si becca un bello spogliarello tutti si mettono a ululare e a sbraitare, e io come faccio? Devo sbraitare anche io, altrimenti potrebbero scoprire che sono gay??

- Sono una bella ragazza ed ho sempre una voglia matta di scopare con chiunque. Ma come faccio? Tutti mi chiamerebbero TROIA!!!

Ok, credo basti così... Il concetto dovrebbe essere chiaro e potreste aggiungere altri miliardi di esempi. Tutto questo si chiama "conformismo".

Potremmo dire che il conformismo è una forma di "egoismo" sociale, la necessità di adattarsi e quindi cambiarsi per poter essere accettati nella famiglia e nella società.

Ecco che finalmente siamo arrivati al nocciolo della questione. A questo punto è chiara la necessità di mentire più o meno continuamente, di nascondere le nostre diversità e i nostri pensieri non conformi alla cultura in cui viviamo. Il bello è che più si cresce, più che gli anni passano, più che diventiamo "conformi" proprio per difendere la posizione che ci siamo guadagnati, ad esempio un matrimonio o un lavoro.
Ed è proprio adesso che abbiamo qualcosa da difendere che più sentiamo la necessità di mentire! E' terribile ma potremmo affermare che l'intera società si basa sulla menzogna.

Non tutti siamo uguali, alcune persone sono naturalmente più vicine ai valori culturali ed hanno meno bisogno di ricorrere a piccole o grandi bugie quotidiane ma tutti, nessuno escluso abbiamo divergenze rispetto allo standard comune di valori, è proprio grazie a queste divergenze e a mutamenti negli stili di vita indotti da tecnologia e religione che le culture cambiano negli anni.

Concludo questo post con un esempio molto importante su cui tutti dovremmo riflettere profondamente:
Adesso tutti siamo arrabbiati con le donne islamiche immigrate che indossano burka ma non dobbiamo guardare molto indietro negli anni per trovare la stessa usanza anche in Italia... il fatidico velo era imposto alle donne proprio dalla religione.
Per alcuni, specialmente per i più giovani questo potrà sembrare incredibile ma così non è...
Non dimentichiamo che islam e cristianesimo hanno una stessa radice, uno stesso Dio, che entrambi (anche se con alcune modifiche) condividono con gli ebrei in un unico testo: L'antico Testamento.
Proprio nell'Antico Testamento troviamo le direttive di Dio affinchè la donna sia sottomessa all'uomo:

Alla donna disse:
"Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà".

Nell'Antico Testamento si parla di Giganti, la cui origine è spiegata in un antico apocrifo, i Giubilei se non sbaglio. Ebbene i Giganti erano il frutto di rapporti sessuali tra angeli e donne umane. Gli angeli dall'alto dei cieli furono sedotti dalle belle capigliature delle donne da cui la necessità futura di coprirle.
La legge rabbinica proibisce la recitazione benedetta o le preghiere in presenza di una donna sposata col capo scoperto, che e' considerata "nudita'".
Ma la coprtura del capo delle donne non è una novità degli ebrei, tale usanza era già diffusa dalle leggi assire (1112-1074 a C ) dove si legge: «Le donne sposate [ …] quando  escono di casa non avranno la testa scoperta. Le figlie di uomini liberi [ …] saranno velate.

Con il Cristianesimo le direttive sulla copertura del capo vengono codificate e giustificate proprio con le tentazioni che le donne induce perfino ai sopracitati angeli... Si legge in una delle lettere di Paolo ai Corinzi:

11:5 ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa.
11:6 Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo.
11:7 Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo;
11:8 perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo;
11:9 e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.
11:10 Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno di autorità.
11:11 D'altronde, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo senza la donna.
11:12 Infatti, come la donna viene dall'uomo, così anche l'uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio.
11:13 Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto?
11:14 Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore

11:15 Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento.

Abbiamo quindi scoperto che se gli uomini hanno sempre avuto i capelli corti, se le donne hanno portato il velo (e le suore ancora lo fanno), ed hanno sempre avuto i capelli lunghi è proprio a causa di una tradizione cristiana che ci accompagna da quasi duemila anni e che se negli ultimi anni qualcosa è cambiato ciò è dovuto al volere della Chiesa di non far fuggire molti dei suoi adepti. Nella cultura occidentale è stata la Chiesa a ritrattare (non ufficialmente, per molti conservatori le chiome delle rockstar e il capo rasato di Sinead O'Connor sono un'offesa al pudore pubblico) mentre nella cultura islamica la gente è ancora strettamente ligia ai dettami religiosi. Questo però non ci autorizza a giudicarli, dovremmo prima giudicare noi stessi per quello che siamo stati e soprattutto per quello che siamo.

Ed è quello che comincieremo a fare nel prossimo post.

Alla prossima!!

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